Disteso su un pianoro a 500 metri d’altezza lungo l’estremità nord-orientale del monte Limbara, il paese di Luras è rinomato per i monumenti preistorici situati nel centro abitato o nelle sue immediate vicinanze. Luras è infatti il centro sardo che conta più esemplari di dolmen all’interno del suo territorio: ben quattro (Ladas, Alzoledda, Ciuledda e Billella) dei 78 finora identificati in Sardegna. Questi mausolei, risalenti al Neolitico recente (3500 – 2700 a.C.), furono luoghi di sepolture collettive e di culto. I luresi erano soliti indicarli come sepulturas de zigantes o de paladinos.
Sull’origine dell’attuale abitato convivono due ipotesi su tutte. La prima, lo riconduce a una colonia etrusca, la seconda a una comunità ebraica deportata dall’imperatore Tiberio nel 19 d.C. Teoria che confermerebbe il blasone popolare, “lurisinchi maccioni” (luresi astuti come volpi), secondo il quale gli abitanti di Luras sono sempre stati dei bravi commercianti e contabili proprio perché di origine ebraica.
Conosciuto come Villa Lauras tra il Medioevo e il XVIII secolo, a metà del XIX ha conosciuto il suo momento più florido grazie al commercio e all’attività agropastorale. Le principali attività economiche svolte oggi a Luras riguardano la lavorazione del granito, del sughero e le produzioni vitivinicole. Oltre al classico Vermentino di Gallura, a Luras è presente una atipica coltivazione di Nebiolo (con una “b”) importata dal Piemonte.
In particolare in località Santu Baltòlu di Karana, presso la chiesetta campestre dedicata a San Bartolomeo e a poca distanza dalla riva nord del Lago di Liscia, si trovano gli olivastri millenari di Luras, chiamati confidenzialmente e rispettosamente S’Ozzastru. Il più grande vanta una circonferenza di 12 metri a circa 1,30 m da terra ed è alto 8 metri. La sua età, stimata tra i 3000 ed i 4000 anni, lo rende uno dei più vecchi d’Europa.
Dal XVIII secolo, al centro di Luras sorge la parrocchiale di Nostra Signora del Rosario, ornata da tre pregiati dipinti, la Vergine del Rosario (XVII secolo), la Pentecoste (1874) e le Anime purganti (1927). Nell’ultima campata della navata destra emergono due leoni stilofori provenienti dall’antico altare marmoreo. Di fronte alla parrocchiale, nella chiesetta di Santa Croce (del 1677) risiede la confraternita che cura i riti della Settimana Santa e del Natale. Poco lontano, è possibile vistiare la casa-museo dello scultore specializzato in tecniche di lavorazione del sughero, Tonino Forteleoni.
Altro importante luogo che affascina i visitatori di Luras è il Museo etnografico Galluras, noto anche come “il Museo della Femina Agabbadora”. All’interno di una tipica abitazione gallurese, dove sono esposti oltre 7000 reperti datati dalla fine del ‘400 alla prima metà del ‘900, spicca su tutti l’unico esemplare al mondo del martello della femina accabadora, figura ormai scomparsa della cultura sarda che prendeva in carico la pratica ante litteram dell’eutanasia.