All’estremo confine meridionale della provincia di Sassari, a 750 metri d’altitudine nell’omonimo altopiano, sorge il paese di Buddusò. Centro di importanza storico-culturale della regione del Monteacuto, il nome di Buddusò, attestato sin dal 1341 nelle forme Gluso, Guluço, Guloso e Gulluso, potrebbe avere origine dall’appellativo Gollei o Gullei, ad indicare il massiccio montuoso circostante.
Secondo altre interpretazioni, il nome potrebbe derivare da Udda, piccolo affluente del fiume Tirso che nasce proprio dall’altipiano di Buddusò, oppure semplicemente riferirsi al toponimo che indicava il passero, Biddisò.
Bagnato ad occidente dal Rio Mannu – che si immette nel Lago Coghinas – e ad oriente dal Rio Altana, il territorio di Buddusò, in base alle testimonianze delle domus de janas disseminate tra l’area abitata e le campagne, fu popolato a partire dal Neolitico.
Si contano oltre 50 necropoli, tra cui le più famose sono quelle di Borucca e Ludurru, e 32 nuraghi – di cui il più conosciuto è il nuraghe Loelle, ancora ben conservato e visitabile a pochi chilometri dal centro abitato. Tra gli altri siti archeologici da scoprire a Buddusò va segnalato il complesso nuragico di Sos Muros, in località Su Campu: oltre venti ettari immersi nella natura con evidenti segni affioranti di capanne circolari e la presenza di un pozzo sacro.
L’area di Sa Conchedda è un vero e proprio paradiso terrestre: ampie zone aspre e selvagge, dove cinghiali e mufloni setacciano le rocce dei monti Sos Balestreris e Sos Misurantes. Tutta la regione di Buddusò è ricca di acque sorgive: escursionisti e visitatori trovano ristoro nelle fontane sparse per le campagne. Ad est del centro si ergono punta Sa Pianedda (985 metri d’altitudine), Ololviga (892 metri) e Chentu Porcos (829 metri). È da queste rocce che sgorga il maggior fiume della Sardegna, il Tirso.
L’origine del centro abitato di Buddusò è sicuramente medioevale. Il centro storico ha mantenuto il tessuto urbano originario: vie tortuose e serpentine contorte sono ancora intrise di un sapore giudicale. Ciò che contraddistingue l’architettura è Su Palattu, edificio a più piani, costruito con conci di granito a vista e sommariamente squadrati.
Dal Quattrocento al Seicento il dominio iberico di tutta la Sardegna è testimoniato a Buddusò dallo stile Catalano della chiesa di San Quirico. Le altre chiese principali sono la parrocchiale di Santa Anastasia e quella campestre di Santa Reparata, celebrata con una sagra a inizio settembre.
L’economia di Buddusò ha potuto svilupparsi grazie all’estrazione e alla lavorazione di granito e sughero, diventando famosa in tutto il mondo per le sue materie prime. Questa tradizione è stata portata avanti fino a pochi anni fa all’interno del Simposio del Legno e del Granito, la manifestazione artistica in cui scultori di tutto il mondo si cimentavano, per le strade e le piazze di Buddusò, intenti a modellare blocchi di granito e legno.