Bortigiadas è un piccolo borgo agropastorale abitato da poco meno di 800 persone, situato al centro di quella che in epoca romana era la principale arteria di comunicazione tra Olbia e Tibula (in prossimità dell’odierna Castelsardo).
Alcuni studiosi fanno risalire l’insediamento umano nel territorio di Bortigiadas a 300 mila anni fa, precisamente nei pressi della domu de Janas di Tisiennari, una struttura scavata nella roccia e composta da quattro stanze in cui è ancora possibile vedere alcune incisioni rupestri.
Ad avvallare le ipotesi, sono gli stanziamenti ritrovati sulla riva orientale del fiume Coghinas, quelli ai piedi dell’altura su cui sorge oggi l’abitato di Bortigiadas, ad attestare la colonizzazione della zona montana da parte di una comunità prevalentemente pastorale e il nuraghe Su Nuracu, posto a ridosso del paese.
Le prime tracce documentali sull’abitato di Bortigiadas risalgono al XIV secolo col nome di Orticlada, sotto l’amministrazione della diocesi di Civita (oggi Olbia). Altri testi aragonesi indicano il paese con il nome di Gortiglaca o Bortiglassa.
Intorno al XVII secolo, il paese contava quasi il doppio degli abitanti dell’attuale Olbia: l’economia locale è sempre stata trainata prevalentemente dalla lavorazione della terra, in particolare la viticoltura. Non è un caso che Bortigiadas ricada all’interno della zona di produzione dei vini indicati dal disciplinare Vermentino di Gallura DOCG.
Il borgo è caratterizzato da vicoli stretti che si intrecciano attorno alla parrocchia di San Nicola di Bari, 22 tra frazioni e stazzi (antichi stanziamenti rurali), alcuni distanti decine di chilometri dal paese, e ben 8 chiese campestri, a conferma del forte sentimento di devozione: San Pancrazio, San Rocco, Sant’Antonio Abate, Santa Lucia, Santissima Trinità, Spirito Santo, Santa Lucia, San Lussorio.
Per chi è appassionato di geologia, a Bortigiadas è possibile visitare il Museo Mineralogico e della Terra, nato nel 1984 e che conserva più di 800 esemplari di minerali appartenenti a 250 specie diverse. I 911 metri di altitudine di Punta Salizi, in direzione della frazione Lu Falzu, offrono un chiaro spaccato della particolare conformazione del territorio.
Caratteristica che attira turisti e ricercatori per le rocce modellate dal vento nei secoli e trasformate in meravigliose sculture naturali, che si ergono tra macchia mediterranea e i boschi di sughere, lecci, roverelle, lentischi, corbezzoli e ontani.
Fino agli anni ’30 erano attive nel territorio, analogamente a quelle del Sulcis, due miniere di rame e argento, oggi pronte ad essere reinserite in un progetto di sviluppo turistico integrato al Museo Mineralogico.
A Bortigiadas è presente la stazione ferroviaria che appartiene alla tratta ferroviaria Sassari-Tempio-Palau servita oggi dal percorso bucolico del Trenino Verde della Sardegna.