A 10 minuti di auto da Tempio Pausania, si trova il paese di Aggius. Un piccolo borgo medievale dell’entroterra gallurese posto sulla lieve cresta rocciosa del Monte Fraili, a cui è stata riconosciuta la Bandiera Arancione dal Touring Club assegnata ai borghi più autentici d’Italia.
Le sue origini non sono certe. Alcuni fanno risalire il nome dal greco “aghios”, vale a dire sacrosanto, oppure dal latino “agnus”, ossia agnello, per la presenza di pascoli e poderi. Altri credono che Aggius derivi dalla parola “ajus”, con un significato di senza diritto né legge, a sottolineare il carattere indipendente dei suoi abitanti, inclini a regolare la vita pubblica secondo regole e codici propri.
Il territorio di Aggius è stato abitato fin dall’epoca nuragica: il nuraghe Izzana, il più grande che si possa visitare in Gallura, oppure lo scenografico nuraghe Polcu, così chiamato per la presenza di una roccia dalle sembianze di un maiale nelle vicinanze e oggi posto a ridosso di una cava di granito, ne sono fedeli testimoni.
È il medioevo il momento più rigoglioso per Aggius. L’abitato è stato edificato sotto il Giudicato di Gallura e la curatoria di Gemini. Conteso per lunghi anni dai Doria, dal Giudicato di Arborea e dai Pisani, dopo il 1320 è passato sotto il controllo dei sovrani d’Aragona, tant’è che in questo periodo il paese viene citato per la prima volta come Alvargos, Abbarios, Albargos, Albergas ed Albergues.
Fu proprio la dominazione spagnola, lunga 400 anni, a influenzare e modellare le attività economiche degli abitanti di Aggius: in questi anni si susseguirono carestie e pestilenze che decimarono la popolazione locale. Il rimedio a cui alcuni abitanti decisero di ricorrere fu quello di mettere in piedi una zecca clandestina sul monte Fraili (così chiamato in dialetto ad indicare “l’officina del fabbro”), a cui neanche la spedizione delle truppe di Don Matteo Pilo Boy riuscì a porre fine.
A confermare l’animo ribelle e sanguigno del paese, è la presenza del Museo del Banditismo ospitato nel Palazzo della vecchia Pretura. Al suo interno sono documentate le numerose faide alimentate dalle famiglie di Aggius, la più famosa fu quella tra i Vasa e i Mamìa dalla quale Enrico Costa si ispirò per il romanzo Il Muto di Gallura.
Oggi i settori economici di maggior sviluppo sono rappresentati dall’allevamento bovino, dalla lavorazione del granito, del legno e del ferro battuto, e dalle produzioni tessili artigianali che rappresentano il fiore all’occhiello e il tratto distintivo del borgo. Per i più esperti, Aggius è il paese dove poter degustare la migliore zuppa gallurese in Sardegna.
Ancora oggi, qui si conserva con cura la tradizione secolare dei riti della Settimana Santa. Dalla Domenica delle Palme alla Pasqua di Resurrezione, il borgo animato dagli abitanti e dal coro del paese, si trasforma idealmente nella Gerusalemme del Cristo risorto, rispettando fedelmente la celebrazione cattolica di origine spagnola.